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Nandini Elisa Bosticardo
Nandini Elisa Bosticardo
Maestra di Reiki della Città della Luce
Facilitatrice in Costellazioni Familiari
Laureata in Lingue e Letterature Straniere
Artista
“Lascia il mondo un po’ migliore di come lo hai trovato”
Baden Powell

La mia infanzia

Nasco alle 16:35 del pomeriggio del 6 giugno 1990, in ospedale, a Rivoli, in provincia di Torino.

A darmi il benvenuto una famiglia che ho sempre ritenuto numerosa: madre, padre, un fratello e una sorella adolescenti, un cane, un gatto.

Cresco in una bella casa ai bordi della campagna, molto vicina ai boschi, con le montagne che incorniciano il panorama.

Se penso a me da piccola mi ricordo che:  ero spesso impegnata a creare pozioni di fiori e terra, cercavo sempre di portare armonia e pace nelle amicizie; amavo ascoltare gli altri, cantare e ballare davanti ai cartoni animati e vestirmi da principessa. Passavo pomeriggi interi a comunicare con gli animali domestici che vivevano con me.

 

Una scuola di vita nella natura

Una delle esperienze più preziose e importanti della mia vita è iniziata all’età di 7 anni, quando in un pomeriggio d’autunno sono entrata a far parte del Branco Rocce Bianche del gruppo scout della città in cui vivevo.

Lì ho imparato a vivere e condividere con i miei fratelli e sorelle di tana, ho cacciato le mie “prede”, impegnandomi per migliorare sempre me stessa; ho imparato il rispetto della sacra forma del cerchio, ad onorlarlo, senza passare mai in mezzo, ma sempre all’esterno; ho imparato la legge del più grande che aiuta il più piccolo, a pregare dialogando con la natura; ho incontrato importanti punti di riferimento, guide spirituali come San Francesco e Santa Chiara, Gesù, la Grande Madre del Cielo, e poi San Giorgio e San Paolo.

Quando sono diventata adolescente la mia pista di lupetta si è trasformata in un sentiero d’avventure: fiumi, boschi, laghi, alte montagne e cieli stellati, molta vita pratica; imparare a preparare l’equipaggiamento essenziale per ogni evenienza, accendere un fuoco, cucinare con pochi strumenti, lavare i panni e lavarsi in un fiume, montare una tenda o un rifugio per la notte, sono stati preziosi strumenti che ho potuto mettere nel mio zaino in quegli anni e di cui vado tutt’ora molto fiera.

Il sentiero è cresciuto con me, l’ultimo passaggio mi ha portata a camminare sulla strada del Servizio, e a riflettere sui valori che sentivo in linea con il mio cuore, per costruire la mia vita di adulta: ad impegnarmi “per sempre, finché Dio lo vorrà” in una scelta politica, una scelta di servizio e una scelta di fede. Tutto col gioco, niente per gioco: questo uno dei motti che amavo di più, e che potevo mettere in pratica ogni settimana nella co-creazione delle varie attività, una volta diventata aiuto-capo e quindi a mia volta figura di riferimento per altri giovani.

Gli Scout mi hanno dato molto, moltissimo, e hanno sopperito alle grandi lacune educative incontrate a scuola. Mi hanno insegnato che il migliore apprendimento avviene attraverso l’esperienza, piuttosto che sui libri. Mi hanno anche iniziata, sin da piccola, al mio percorso di crescita personale, attraverso le varie prove e gli obiettivi di auto-miglioramento che sono stata guidata ad esplorare con il supporto di persone più grandi di me.

Nel cuore rimangono di quegli anni tracce indelebili: l’amore sconfinato per le scalate in montagna, le preghiere sotto le stelle, il profumo del fuoco di bivacco, l’amicizia, i canti con la chitarra, i giochi, le scenette, i riti di passaggio, la certezza che insieme si possa superare qualsiasi ostacolo, il trovare sempre un buon motivo per dire grazie alla fine della giornata, con un sorriso, con un canto, con un silenzio denso di presenza.

È stato questo un ciclo importantissimo, durato dai 7 ai 21 anni precisi: il 7 giugno del 2011 ho salutato la grande famiglia di cui avevo fatto parte fino ad allora con una cerimonia grandiosa, e mi sono rivolta verso l’ignoto: nessuna delle strade tracciate che mi erano state proposte fino ad allora sembravano fare al caso mio, da buona Eretica quale sono, secondo il sistema dello Human Design.

Sentivo nel cuore una forza dirompente e la chiamata ad essere testimone. Non ero in sintonia però con quel modo di essere al servizio, che mi chiedeva di pensare agli altri dimenticandomi di prendermi cura di me stessa, non condividevo quel modo di vivere la fede, che era in un solo Dio, padre, onnipotente, che mi chiedeva di aderire ai dogmi e alla struttura della Chiesa Cattolica; una fede che si basava su concetti come peccato, senso di colpa, espiazione, che mortificava il corpo e gli istinti, che giudicava gli omosessuali e i troppo diversi additandoli dall’alto, che permetteva solo agli uomini di officiare i rituali.

 

La crisi e l'inizio del viaggio dentro me stessa

Credo che con quel momento iniziatico abbia avuto inizio il viaggio più importante e impegnativo della mia vita: il viaggio alla ricerca della mia direzione, dello scopo di questa mia incarnazione, un viaggio alla ricerca della me stessa più autentica, della Verità.

E come ogni passaggio iniziatico, anche nel mio caso la crisi nera, quella profonda non ha tardato a manifestarsi.

Osservando i fatti con la distanza del tempo, il distacco dalla grande famiglia scout è stato l’ultima goccia che ha squarciato la diga piena di falle che era allora la mia vita.

Stavo frequentando il secondo anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia, con scarso profitto e tantissima frustrazione, abituata com’ero agli anni delle scuole superiori in cui avevo sempre riportato risultati eccellenti.

Mi sentivo bloccata in una situazione senza uscita, e percepivo una fortissima pressione arrivare dalla mia famiglia e dalla società per formarmi il prima possibile e trovare un certo tipo di lavoro: ben pagato, prestigioso, con contributi, assicurazione sanitaria e pensione assicurate, possibilmente dipendente e statale.

Prima di Medicina avevo frequentato un anno di Antropologia, e dopo due anni a cercare di farmi piacere gli studi medici, la chimica, la fisica, i malati, ho dovuto arrendermi e accettare che non avrei potuto salvare tutti i bisognosi del mondo, che non sarei stata parte di Emergency o Medici Senza Frontiere, né una ginecologa o una psichiatra. Mi sono detta: se studiare per diventare dottoressa mi sta facendo ammalare, forse è il caso che io prima di tutto impari davvero a curare me stessa.

Ho cambiato di nuovo indirizzo universitario, ricominciando da capo nella Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, mentre osservavo intorno a me i miei coetanei procedere spediti nelle direzioni che avevano scelto, iniziare la specialistica, con più o meno convinzione e con poca reale passione, in una corsa alla carriera, al profitto, allo stipendio assicurato, alla casa e alla famiglia.

 

L'arte come medicina

Nel frattempo cercavo di rimettere insieme i pezzi della mia anima grazie ad un percorso con una psicoterapeuta a cui mi ero rivolta (che non smetterò mai di ringraziare!), che attraverso l’ascolto, il dialogo e l’espressione artistica mi ha guidata a ritornare quasi del tutto nel mio corpo ed elaborare un processo di “de-realizzazione” e di “dissociazione”, come mi era stato diagnosticato.

Il colore sul foglio mi ha permesso di esprimere tutto ciò che non aveva mai trovato spazio di manifestazione nella mia famiglia d’origine: ansia, tristezza, panico, dolore, alienazione, ma anche vitalità autentica, di quella che sgorga dopo il contatto con le parti più oscure di sé.

I momenti più difficili e angoscianti mi hanno guidata a incontrare importanti medicine per il mio benessere: primi fra tutti, i pennelli, il colore, e la macchina fotografica. Il mio corpo è diventato la mia tela, attraverso le pennellate disegnavo i miei confini e me ne riappropriavo, li sentivo; la macchina fotografica un’alleata per vedermi, per percepirmi, per riconoscermi, una testimone del mio esistere nel mondo, un canale per connettermi alla mia essenza profonda, per guardare me stessa negli occhi.

In parallelo un altro preziosissimo balsamo leniva le mie ferite e mi riconciliava con la vita e con gli esseri umani: la danza.

Ho sempre danzato, all’età di 4 anni mia madre mi iscrisse ad una scuola di danza perché non ne poteva più di vedermi “ sballonzolare di continuo per casa”, come diceva lei.

Ho praticato la danza classica, a cui poi si è aggiunto lo studio della danza jazz e moderna, fino all’età di circa 20 anni, incontrando lungo il percorso altri stimoli: l’hip hop e il forró a 17 anni, in Nuova Zelanda, la pizzica e le danze popolari del sud Italia e poi quelle occitane. L’incontro con queste ultime è avvenuto prima per strada, e poi in saloni e teatri e festival europei, dove ho potuto volare sulla musica suonata dal vivo da musicisti eccezionali e talentuosi, ma anche da amici che stavano iniziando a conoscere uno strumento.

In quei saloni, in quegli abbracci, in quei volteggi, in quei sorrisi, in quella umanità fatta di gentilezza, di passione, di bellezza, di gioia, di contatto profondo e autentico con l’altro, ho ricominciato a sperare e a credere nella possibilità di costruire un mondo migliore, a misura d’uomo e di donna.

 

Credere nel sogno

Conseguita la Laurea in Lingue e Letterature straniere con una tesi in inglese da 110 e lode che ha partecipato ad un progetto europeo di didattica innovativa e mi ha portata ad un congresso internazionale a Granada, mi sono detta: “adesso è il momento di realizzare i miei sogni, non posso aspettare di avere 40 anni, una casa, la famiglia, e un lavoro fisso e stabile per costruire la vita che davvero sogno, per vivere in comunità, in sintonia e nel rispetto della natura, per dare il mio contributo per costruire un modello diverso”.

Ho chiesto, e l’universo mi ha risposto: La Città della Luce è entrata nella mia vita attraverso l’esperienza di una carissima amica che ha incontrato questo luogo prima di me, nei suoi viaggi, e che ringrazierò per le prossime incarnazioni. Lei non solo ha aperto la mia mente verso i temi delle Costellazioni Familiari e del Reiki, ma ha testimoniato con il suo brillare l’efficacia del metodo!

Ho messo piede alla Città della Luce il mattino del primo agosto 2015, all’alba, dopo una notte di viaggio in Blablacar, per frequentare il Primo Livello di Reiki con la guida di Akshara Umberto Carmignani, che da quel momento è diventato il mio Maestro di Reiki.

Nella primavera del 2016 ho incominciato il programma Vivi La Città della Luce, fino alla conclusione dell’estate, quando dopo il mio primo Viaggio dell’Eroe mi sono trasferita a Torino a vivere da sola, per provare a seguire le mie passioni e fare dell’arte del tatuaggio all’henné e dell’insegnamento della danza il mio lavoro, e proseguendo la collaborazione con la Città della Luce attraverso l’organizzazione di seminari a Torino.

 

Rispondere alla chiamata

Non è passato molto tempo prima che l'Universo mi abbia indicato con ancora maggiore chiarezza la strada da percorrere. Dopo l'iscrizione all'Accademia di Arti Olistiche e il Secondo Livello Reiki, non ho più potuto ignorare la chiamata che da qualche tempo la Città della Luce stava sussurrando al mio spirito.

Una chiamata antica, oltre la mente, oltre la razionalità, oltre gli schemi, un incontro di anime, il ricordo di un tempo passato, all'insegna dello stare insieme in armonia, in totale contatto con la natura, la luce, l'amore, la bellezza.

Nel presente, molte chiavi per aprire portali interiori, molti strumenti per indagare e conoscersi. E insieme la materializzazione vera, tangibile, quotidiana di un modello diverso da quello proposto dalla società, un modello di fratellanza, comunione, consapevolezza.

Il mio percorso prosegue all'insegna di molte sfide, conseguo la Facilitazionne in Costellazioni Familiari e dopo un lungo periodo come membro in prova entro a fare parte della comunità il 30 settembre 2020.

Tra i miei compiti, i principali sono di co-responsabile del Comitato di Comunicazione e responsabile della documentazione fotografica e video: sono chiamata ad ascoltare, trasmettere e diffondere il messaggio della Città della Luce. Qualsiasi mansione all'interno del progetto è per ciascuno di noi un'occasione per allenarsi a crescere e lavorare dentro se stessi: attraverso questo compito porto guarigione e pace all'interno del mio sistema familiare (nel quale era impossibile parlare, dialogare, comprendersi), imparando a comunicare efficacemente prima di tutto con me stessa e anche con gli altri, come riflessi di tutte le mie parti interiori.

Con entusiasmo supporto il processo di manifestazione dei diversi comitati interni e sostengo i miei compagni ad entrare in contatto con il proprio valore e a trovare il loro peculiare modo di comunicarlo. Attraverso la documentazione mi alleno a portare l'attenzione della mia mente sulla bellezza e a lasciare che la luce si espanda nella mia visione.

Porto il mio servizio inoltre attraverso lo studio e l'insegnamento della disciplina del Tatuaggio Rituale all'henné.

Ricevo l'iniziazione come Maestra di Reiki l'11 aprile 2021. Luci, ombre, potere, scelta, servizio, gioia, malattia, guarigione, odio, amore, trasmutazione...il processo è tutt'ora in divenire!